venerdì 27 febbraio 2009

Vintage. Il vestito di Jane Eyre.


Tempo fa ho parlato a Francesca di quest'abito, in occasione delle sue letture "brontiane". Poiché era rimasto qui a casa, però, non avevo avuto modo di fotografarlo. Finalmente è arrivato anche il suo momento, ed eccolo qui: ditemi voi se non è il vestito di Jane Eyre!



L'ho indossato tanto, tra i 21 e i 22 anni, età in cui la linea tra il concetto di abbigliamento e quello di abito da scena si assottiglia notevolmente. Me ne andavo alle feste in questo crepe de chine nero a terrorizzare i miei coetanei. Ma adesso mi viene in mente che lo indossai anche per andare a vedere Ibsen a teatro: La donna del mare, quanto ho amato Henrik Ibsen... e con quest'abito indosso, ancor di più.


Venerdi. Passeggiata mattutina.



Questa mattina ho fatto presto. Sono uscita da casa di buon ora, affaccendata in faccende che ho concluso prima del previsto. Con l'aria fredda e tersa e un sole a cui difficilmente si poteva resistere, ho approfittato degli abbondanti venti minuti disponibili per una passeggiata mattutina. Non mi sono allontanata molto, temevo di arrivare in ritardo a lavoro, passo veloce e solo uno scatto, così: en passant.

Ve lo regalo!



Immagine: Chiesa di S. Francesco di Paola - XV sec.

sabato 14 febbraio 2009

Ma le cose, anzi le case, ci parlano?


Voglio confrontarmi con voi, per comprendere finalmente se capita solo a me o è faccenda comune. E' chiaro che le cose non possono parlare, né tantomeno le case, e allora perché più volte nella vita ho avvertito questa netta sensazione?
Prendiamo, per esempio, il mio ritorno in terra natìa, alla mia casetta adorata, acquistata con entusiasmo appena quattro anni fa e vissuta intensamente giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Una casa amata da me, certo, ma anche dagli ospiti venuti a far visita per una sera come per una settimana. Pista da ballo per feste gioiose, refugium peccatori di amiche e amici sopraffatti dai loro stessi matrimoni, quinto punto cardinale del motivo simposiaco.
Mi ha parlato.
E' finita, mi ha detto. La nostra storia, è finita.
Ed io lo so che è vero, perché nel cuore l'ho sentito anch'io, perché nel cuore mi è passato il tempo. Il mio e il suo, e non ce n'é più.
Ora, posso anche far finta che non m'abbia detto niente, per un po' almeno. Faccio finta di non aver sentito, voi che dite? Ma quando una storia è finita, fino a quando si può far finta di niente?

mercoledì 4 febbraio 2009

Hello!


Hello! Ciao! Eccomi qui, a ringraziarvi di aver provveduto all'aiuola in queste settimane di assenza: ero certa di poter contare su di voi.
Allora, da dove comincio?
Cominciamo col dire che la connessione non è merito della pennetta, ma del mio ufficio che, generosamente, mi concede qualche minuto di svago. Con la pennetta, mi dicono i bloggers del territorio, è un pianto: lenta, lenta, lenta. Perciò non ho tante foto a disposizione, mi organizzerò meglio per il prossimo post.
Il mini-trasloco ha avuto tempo di essere metabolizzato, ma che angoscia lasciare Sommy e Penny. Per me, intendo. Sono certa che, per loro, rimarcare il territorio è stata un'azione fortemente liberatoria. Avevo intenzione di realizzare una sorta di scrittura privata che vietasse a Sommy ogni genere di cambiamento casalingo: disposizione mobili, organizzazione dispensa, gestione generale, insomma, ma il furbastro mi ha distratto fino all'ultimo momento con le sue collaudate smancerie pre-partenza, e zac!, sono partita senza uno straccio di prova.
L'arrivo è stato, come dire, piovoso!!! Qui, al Sud, piove da due settimane, ho visto il sole solo per mezza giornata. Il mio appartamento non ha fatto altro che lamentarsi e lamentarsi, da quando sono arrivata continua a rinfacciarmi l'abbandono: mi trascuri, mi ignori, ormai per te sono una nullità. Come provare il contrario? Ci si mette anche l'impianto idraulico, vecchiotto, a far le bizze.
Insomma, non è una situazione facile, mie care... se non fosse che vedo tutti i giorni il mio nipotino, quest'anno in prima elementare, e che facciamo i compiti insieme; se non fosse che i miei amici storici mi fanno un sacco di coccole di bentornata; che i miei colleghi mi aspettavano a braccia aperte e che questa piccola città mi consente tempi impensabili per la capitale. Non mi posso lamentare.
Per la nostalgia assumo piccole dosi di aiuola odorosa, a rilascio lento, mi basteranno per i prossimi tre mesi?